Un articolo abbastanza severo ma lucido e dal mio punto di vista anche condivisibile. Se avesse fatto qualche “nome” di quella che oggi e’ diventata la “societa’ civile” avremmo avuto piu’ chiari i motivi del perche’ l’invito di De Rita suona particolarmente virtuoso, perche’ il fallimento della “societa’ civile” e’ anche una questione di nomi, di spessori, di autorevolezze, di esperienze e di collocazioni.
A sinistra la “societa’ civile”, negli ultimi anni, non e’ servita per “immettere” competenze e nuove autorevoli visioni nelle proprie linee, quanto per “accreditarsi” presso dei precisi gruppi o settori sociali che a quelle figure “autorevoli” si ispiravano in quanto icone.
Questa e’ stata la “societa’ civile” veltroniana ad esempio e rischia di diventarlo oggi anche quella “renziana” mentre la “bersaniana” mi e’ apparsa forse piu’ sobria anche se piu’ grigia.
Io credo che si possa tranquillamente affermare che le “iniezioni” di societa’ civile nel centro-sinistra e in particolare nel PD, hanno rappresentato un elemento di criticita’ negativa che non ha favorito affatto la ricerca di nuove e distinte stabilita’.
Le “icone” non erano spesso coscienti del ruolo che rivestivano o per lo meno non erano sempre in grado di incanalare le loro libere e “autorevoli” manifestazioni di pensiero all’interno dei meccanismi di partito, allo stesso tempo gli apparati di partito dimostravano allergia e intolleranza verso questi marziani catapultati in parlamento o in Direzione nazionale per chiamata diretta del capo.
Concordo con lo stimolante e “pungente” invito di Caboto: sarebbe assai interessante conoscere la opinione del Direttore sull’articolo di De Rita.
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Di: pifo
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